Milano, Napoli, Roma, Torino, Firenze. Mete ambite dal turismo locale e internazionale? Certamente, ma anche città dove negli ultimi giorni hanno preso vita le manifestazioni degli ambulanti avviliti e stremati, oppressi dall’impossibilità di lavorare nei mercati a causa dei provvedimenti anti-Covid, sempre diversi ma sempre presenti, nell’attesa di un decollo del piano vaccinale nazionale.

Sono stati 1300 i furgoni che dall’Osmannoro si sono diretti verso Firenze, nel quartiere di San Lorenzo, dove dopo aver parcheggiato i furgoni hanno iniziato la protesta; 200 ambulanti hanno invaso le strade di Milano animati dallo spirito comune e dal grido “Vogliamo solo lavorare”.

La più grande manifestazione però è quella di Roma, dove ambulanti, commercianti, ristoratori, proprietari di palestre e “il vichingo di Capitol Hill” hanno fatto sentire la propria voce in piazza Montecitorio esprimendo la volontà di lavorare, non di ricevere sussidi e indennizzi: ne nasce un tafferuglio che porta allo scontro con le forze dell’ordine che fermano sette persone.

Se è pur vero che la violenza è inammissibile, sarebbe saggio interrogarsi sul perché di questa ostilità: forse perché il lavoro nobilita l’uomo, forse perché anche chi opera nei settori sopracitati ha fame e forse anche perché sempre questi operatori hanno anche una famiglia.

Con i dati raccolti dal Health Protection Surveillance Centre irlandese alla mano che ci raccontano che un solo contagio su mille avviene all’aria aperta, tutte queste limitazioni risultano essere sempre più un accanimento terapeutico che gli operatori non sono più disposti ad accettare.

E di tutto questo, infine, cosa ci resta?

L’amaro in bocca dopo aver assaggiato il paese delle mezze verità, le parole del nostrano vichingo di Capitol Hill – Se apriamo tutti, nessuno potrà farci chiudere. – e, forse, la speranza.